Quando a pazo col Sol ma più lucente L'Angelo gli appari da l'Oriente

E551,1

Quindi a lui d'improviso una Donzella. Tutta fuorche la fronte armata apparse

E551,2

Nel Tempio dei Christiani occulto giace. Un sotterraneo altare, e quivi è il volto Di colei, che Sua Diva; c Madre face Qual vulgo del Suo Dio, nato e sepolto

E551,3

E sforzò i sacerdoti, e irriverente. Il casto simulacro indi rafrio

E551,4

Pronta accorre alla fiamma, e fa ritrarla, Che già s' apressa; ed ai ministri parla

E551,5

E guegli, in cui ferì, fu steso a suolo, E sossopra in un facio il suo destriero

E551,6

Gardo a quel fiero scontro è spinto a terra

E551,7

En af tænkerne, inhuman mand

E551,8

Su le pietose braccia i fidi amici Portarlo; varo peso ed onorato

E551,9

Rolando che l'udì, si volto ratto, E l'percosse del calcio della lancia

E552,10

E tagliando la fune, ond'era appesa, Se ne servi contra i nemici in guerra

E552,1

Quando un gigante orribile e cornuto Gli apparve, e l'atteri con questo dire

E552,11

Fermate i raffi, ch'io mi do per vinto. Non tirate canaglia maledetta

E552,12

O tu, che godi or del mio acerbo fato Sappi, che morirai via più infelice

E552,13

Iride non risponde e i venti fende, E giù dal Ciel nella battaglia scende

E552,14

....e drizza l'ale Dov'ei combatte, e l'ambasciata esprime

E552,15

Narrato avea fra il Popolo smarrto, Che l'Re prigione, e l'campo era distrutto

E552,16

Le lampade del ciel tutte accendea, E giù in terra a' mortali il di chiudea

E552,17

Rispose lor, ch'era miglior riguardo Finir tutte le liti e le contese

E552,18

Col moto della man ceffi alterando Incmincio cosi teno reggiando

E552,19

Subito il Potta il corse ad abbraciare. Dicondogli ben venga mia compare

E552,2

Avea già per tornare il pie rivolto; Ma richiamato fu da quel bel volto

E552,20

L'affisse al tronco d'un antico pioppo

E552,3

E la Terra si scosse, e l'ampio seno Dell'Oceano a suoi divini accenti

E552,4

Menó un colpo, e ferì sull'orinale

E552,5

Fu condotto Nasidio innanzi al Potta

E552,8

Che troppo duro al Popolo Reggiano

E552,7

Che gli abbruciò la barba, e l'viso cosse e non parve mai pui fedel cristiano

E552,6

Ed Ecco in su la fossa al gran Voluce Improvvisa apparir la Dea di Amore

E552,9

Torniamo a i campi e là veggiam la fame pigra seder sulle palustri ghiade

E553,7

E sotto il piè ferrato a mille a mille fuggir stridenti e torbide faville

E553,8

E il Signor nostro in quel'estremo punto pesto su i scudi ci recammo indosso

E553,9

Titelblad

E553,0

Iddio sdegnato balenar lassuso. Mostrando igniti cocchj e rubre spade

E553,1

Postcia guatando le dilette soglie morì nel bacio dell'afflitta moglie

E553,11

Giunto quel folle all'esecrande porte picchió tre volte co' polsi tremanti

E553,10

E fresco latte gli adduceva, e spesso Nudrìalo ancora del suo latte stesso

E553,2

Che in secreta d'orror tresca lasciva trae le donzelle a sanguinaria Diva

E553,3

Passò la notte, e poichè l'alba appena ebbe del giorno una favilla accesa

E553,4

Noi gli staccamo dagli amplessi amari. Ch'estinta ancor gli tenea stretti

E553,6