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Thorvaldsen-Samlingen på Nysø
Kunstner / Skaber
Vincenzo Gaiassi
171
En af tænkerne, inhuman mand
E551,8
Quando a pazo col Sol ma più lucente L'Angelo gli appari da l'Oriente
E551,1
Quindi a lui d'improviso una Donzella. Tutta fuorche la fronte armata apparse
E551,2
Nel Tempio dei Christiani occulto giace. Un sotterraneo altare, e quivi è il volto Di colei, che Sua Diva; c Madre face Qual vulgo del Suo Dio, nato e sepolto
E551,3
E guegli, in cui ferì, fu steso a suolo, E sossopra in un facio il suo destriero
E551,6
Pronta accorre alla fiamma, e fa ritrarla, Che già s' apressa; ed ai ministri parla
E551,5
Gardo a quel fiero scontro è spinto a terra
E551,7
Su le pietose braccia i fidi amici Portarlo; varo peso ed onorato
E551,9
Subito il Potta il corse ad abbraciare. Dicondogli ben venga mia compare
E552,2
E sforzò i sacerdoti, e irriverente. Il casto simulacro indi rafrio
E551,4
E tagliando la fune, ond'era appesa, Se ne servi contra i nemici in guerra
E552,1
Rolando che l'udì, si volto ratto, E l'percosse del calcio della lancia
E552,10
Quando un gigante orribile e cornuto Gli apparve, e l'atteri con questo dire
E552,11
L'affisse al tronco d'un antico pioppo
E552,3
E la Terra si scosse, e l'ampio seno Dell'Oceano a suoi divini accenti
E552,4
Menó un colpo, e ferì sull'orinale
E552,5
Che gli abbruciò la barba, e l'viso cosse e non parve mai pui fedel cristiano
E552,6
Fu condotto Nasidio innanzi al Potta
E552,8
Che troppo duro al Popolo Reggiano
E552,7
Ed Ecco in su la fossa al gran Voluce Improvvisa apparir la Dea di Amore
E552,9
Titelblad
E553,0
Che in secreta d'orror tresca lasciva trae le donzelle a sanguinaria Diva
E553,3
Fermate i raffi, ch'io mi do per vinto. Non tirate canaglia maledetta
E552,12
O tu, che godi or del mio acerbo fato Sappi, che morirai via più infelice
E552,13
Iride non risponde e i venti fende, E giù dal Ciel nella battaglia scende
E552,14
Narrato avea fra il Popolo smarrto, Che l'Re prigione, e l'campo era distrutto
E552,16
Le lampade del ciel tutte accendea, E giù in terra a' mortali il di chiudea
E552,17
Rispose lor, ch'era miglior riguardo Finir tutte le liti e le contese
E552,18
Col moto della man ceffi alterando Incmincio cosi teno reggiando
E552,19
Avea già per tornare il pie rivolto; Ma richiamato fu da quel bel volto
E552,20
Iddio sdegnato balenar lassuso. Mostrando igniti cocchj e rubre spade
E553,1
E fresco latte gli adduceva, e spesso Nudrìalo ancora del suo latte stesso
E553,2
Passò la notte, e poichè l'alba appena ebbe del giorno una favilla accesa
E553,4
Deh! Tu che gli educa; e tra que' cenci, o padre, dal candor ne ravvisa e stirpe e madre
E553,5
Noi gli staccamo dagli amplessi amari. Ch'estinta ancor gli tenea stretti
E553,6
Torniamo a i campi e là veggiam la fame pigra seder sulle palustri ghiade
E553,7
E sotto il piè ferrato a mille a mille fuggir stridenti e torbide faville
E553,8
E il Signor nostro in quel'estremo punto pesto su i scudi ci recammo indosso
E553,9
Giunto quel folle all'esecrande porte picchió tre volte co' polsi tremanti
E553,10
Postcia guatando le dilette soglie morì nel bacio dell'afflitta moglie
E553,11
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